La chiesa
L’esecuzione del ciclo della chiesa dell’ex Ospedale psichiatrico di Cogoleto occupa la vita del pittore per alcuni anni, durante i quali lo status di Grimaldi passa da internato a ospite del manicomio. Le informazioni pervenute, tratte da opere e documenti, permettono di datare l’esecuzione dell’intero ciclo fra il 1935, anno riportato all’interno della figurazione della pala di San Camillo de Lellis, e il 1939, indicazione inserita nella lunetta del Buon Pastore.
La compilazione del Catalogo Generale autografo delle opere del pittore, del quale si tratta in maniera più approfondita nella sezione ‘Le Opere’, si conclude nel luglio del 1936. Con l’ufficialità che contraddistingue il documento Grimaldi annota a lato della grandiosa pale d’altare raffigurante La carità di San Vincenzo De’ Paoli: “Ultimo lavoraccio firmato 10 luglio 1936. Dopo di che, dopo circa 35 anni di carriera devo deporre i pennelli mandati in cattura”.
Non si conoscono le ragioni specifiche per le quali Grimaldi viene costretto ad interrompere i lavori in quella data, ma si può dedurre che il permesso di dipingere all’interno della chiesa gli sia restituito poco tempo dopo. Si presume infatti che i dipinti La Natività e Il miracolo dell’indemoniato che decorano le pareti terminali del transetto della chiesa siano stati eseguiti subito dopo le pale e appena prima delle tre lunette, originariamente collocate al di sopra dei portali d’ingresso della chiesa.
Il ciclo include inoltre alcuni lavori minori di datazione incerta. Grimaldi si dedica alla decorazione di oggetti destinati a funzioni cerimoniali come un copri tabernacolo e una tendina per altare. Il copri tabernacolo rappresenta due angeli in preghiera che si fronteggiano dai rispettivi lati -raffigurazione del tutto canonica se non fosse per l’irrealistica trovata del pittore che riempie di dita aggiuntive le graziose mani in preghiera– e la tendina per altare raffigura l’agnello in gloria che regge il vessillo con croce rossa su sfondo bianco. Entrambi costituiscono preziosi esempi di arte applicata e sono una chiara testimonianza della volontà di creare un’opera d’arte totale che comprende ogni aspetto del sistema strutturale della chiesa e dei suoi strumenti d’uso.
Si aggiunge alle opere di datazione incerta un dipinto indipendente, posizionato all’interno di una quadratura verticale con terminazione ad arco a sesto acuto al fianco della porta d’ingresso principale della chiesa. La pala, di dimensioni ridotte, rappresenta Cristo a figura intera inserito in una piccola nicchia a tromple l’oeil di architettura gotica. La figura ieratica del Salvatore con il dito puntato al cielo ad indicare il prossimo avvento del suo Regno, viene dipinta a monocromo e sembra sopperire alla mancanza di raffigurazioni scultoree della chiesa; il personaggio sembra infatti essere una statua inserita nell’illusione dello spazio tridimensionale alle sue spalle, alla maniera delle celebri nicchie quattrocentesche della chiesa di Orsanmichele di Firenze.
Attualmente l’unità originale del ciclo è stata soppressa dal ricollocamento di alcune delle sue parti presso l’oratorio della chiesa di San Lorenzo di Cogoleto, dove sono custodite le tre lunette -inclusa una quarta non terminata di prova- il copri tabernacolo, la tendina per altare e le due grandiose pale.
Se questa soluzione conservativa consente l’indubbio vantaggio di poter accogliere visitatori ai quali non sarebbe invece consentito l’accesso alla chiesa dell’ex manicomio attualmente chiusa al pubblico, presenta sfortunatamente la problematica di aver interrotto la coesione narrativa e stilistica messa a punto dal pittore.
L’unitarietà del ciclo è determinata soprattutto dal particolare stile che permea ogni opera; se nelle lunette la composizione è più composta e le scene meno affollate, a differenza della pale e degli affreschi la cui visione sovraccarica di elementi investe lo spettatore di quesiti e supposizioni, in tutte le parti che compongono l’opera totale il modus operandi di Grimaldi rimane invariato: la sua arte è un’intromissione tra stili ed epoche, un continuo revivalismo di elementi di volta in volta recuperati dal passato più recente o dai gloriosi secoli della stagione rinascimentale e manierista. Se il preraffaellismo (si veda la sezione ‘l’Artista’ per un breve approfondimento su questa corrente e la sua influenza sull’arte di Grimaldi) in sé è il recupero dell’essenza di un’arte lontana ormai cancellata nella memoria –“La nozione di stile raggiunge il massimo d’indeterminatezza storica nel movimento inglese dei Preraffaelliti, che è certamente un tipico revival, di cui tuttavia difficilmente si potrebbe dire che cosa propriamente voglia fare rivivere, tanto è remota, irriconoscibile, puramente simbolica l’immagine di un Medioevo […]”(G. C. Argan (a cura di), Il revival, Mazzotta, Milano, 1974)– quella di Grimaldi è l’ispirazione tratta da un’arte ispirata, e se alle volte l’appropriazione da movimenti a lui più vicini è palese, in altre occasioni il viaggio nel passato più remoto è un cammino del tutto personale e senza mediazioni.
La chiesa
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Le pale
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Gli affreschi
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Le lunette
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