Le opere

La fama di Gino Grimaldi è principalmente legata al lavoro svolto presso la chiesa dell’ex Ospedale Psichiatrico di Cogoleto durante gli anni di permanenza nella cittadina ligure. Nonostante il fatto che il ciclo pittorico possa ora essere considerato uno dei più preziosi e complessi esempi di arte fiorita all’interno di un complesso manicomiale, questo riconoscimento ha tardato a venire.

Parte dell’opera dipinta da Grimaldi per la chiesa lasciò i confini della struttura sanitaria e venne presentata in un contesto pubblico in occasione della mostra Figure dell’anima tenutasi a Genova nel 1998. Per l’esposizione curata da Bianca Tosatti, storica dell’arte ed esperta nell’ambito dell’arte irregolare, le pale d’altare di San Vincenzo de’ Paoli e San Camillo de Lellis vennero trasportate a Genova per essere mostrate per la prima volta al di fuori del contesto per il quale erano state ideate.

Insieme agli affreschi e alle lunette dei portali d’ingresso alla chiesa, le due pale d’altare costituiscono l’opera più ambiziosa ed organica del pittore. 

Figure dell’anima, avvenuta a oltre mezzo secolo di distanza dalla scomparsa del pittore nel 1941, fu il primo riconoscimento postumo del valore dell’opera di Grimaldi. Questo fatto, unito alla peculiarità della figura e della storia del pittore, rappresenta la maggiore complicazione nella ricerca sulla sua opera. La riscoperta di lavori autografi è da sempre un processo mai concluso e allo stato attuale l’attribuzione a Grimaldi è stata confermata solo per un numero piuttosto ridotto di opere di cui si conosce la locazione e proprietà. L’indagine è ancora attiva ed è principalmente coadiuvata da uno strumento essenziale nel tracciare le tappe della carriera dell’artista. 

Il mezzo in questione è quello che viene chiamato il Catalogo Generale delle opere del pittore; il manoscritto viene compilato da Grimaldi durante la realizzazione del ciclo della chiesa e risulta essere una sorta di diario cronologicamente ordinato in maniera minuziosa nel quale viene tematicamente annotata la produzione di tutti i lavori compiuti “dall’anno 1910 al luglio 1936”.

Attraverso il suo studio è stato possibile risalire ad importanti informazioni di contesto sulla vita e carriera del pittore e, in alcuni casi, all’identificazione di alcune delle sue opere. 

Uno dei dati più interessanti che trapela dell’analisi del Catalogo è il fatto che un’alta percentuale delle opere compiute da Grimaldi è stata destinata e creata appositamente per i medici che lo hanno avuto in cura nei vari ospedali psichiatrici:  Ex Libris per il prof. Cappelletti, per il dott. re Tumiati e il dott. re Cortesi Tancredi a Venezia, Ex Libris per il “comm. re Antonini Mombello Milano” il quale acquista inoltre un quadro “esposto alla permanente di Milano” intitolato Guerra, un “Ritratto del dott. re Tumiati – Venezia”, “ due ritratti uno dal vero ed uno da foto dell’ispettore Sacchi di Cogoleto”, copie di quadri notevoli come una “Madonna di Cesare da Sesto (Ispettore Toffa Mombello)”, quadri originali “Parsifal – Prof. Daneo Cogoleto” e tanti altri lavori corredati dai nomi dei rispettivi destinatari indicati dopo il titolo e il soggetto dell’opera.

Grimaldi riesce infatti ad ottenere il permesso di dipingere all’interno di tutti gli ospedali psichiatrici nei quali passa periodi di degenza. 

A partire dai momenti iniziali del primo internamento a San Servolo, Grimaldi, appena rinsavito dai deliri che lo portano ad affermare di essere Rubens, richiede di ricevere materiale per lavorare alla sua arte e libri per proseguire i suoi studi di filosofia, letteratura e religione. Successivamente, sia a Mombello che a Cogoleto, l’artista rivendica le medesime richieste.

Questo aspetto dell’atteggiamento di Grimaldi è volto al ricevere quelle conferme e dimostrare quel valore che nel mondo esterno non gli riesce di affermare. Dalla corrispondenza ancora disponibile agli studiosi che intrattiene con dottori e altre autorità ospedaliere durante gli internamenti, si scopre che la profondità e prolissità della prosa ben costruita sembra spesso trovare attenzione ed empatia. Il personale ospedaliero che detiene il potere sulle azioni del degente sembra generalmente constatare la sua abilità di pittore, l’ampiezza del suo sapere e la genialità di certe sue intuizioni.

Nei primi anni di degenza a Mombello gli viene accordata una libertà di movimento davvero ammirabile e nel 1918 comincia e porta a compimento una serie di lavori di grande respiro che saranno poi sistematicamente introdotti nel Catalogo: 

Arte decorativa murale e monumentale a Milano 96*(1) Grande salone con grande affresco centrale nello stile neoclassico del Palazzo Pusterla dell’ex Marchese Crivelli a Mombello. Milano

97 2 Grande sala attigua in stile pompeiano

98 3 Grande sala Napoleonica in stile pompeiano con il ritratto di Napoleone console

99 Saletta in stile seicento

100 *** Grande sala monumentale in stile barocco dott. [?]

101 ** Atrio monumentale in stile  1600 – direzione psichiatrica di Mombello

[…]

108 Progetto decorativo della chiesa di Mombello eseguito da altri dietro miei bozzetti per avere io rifiutato il lavoro. 

 

 

Attualmente nei locali di Villa Pusterla, divenuta sede dell’Istituto Tecnico Agrario di Limbiate, sono state rinvenute solamente le pitture all’interno di quello che probabilmente viene inteso da Grimaldi come “Grande salone con grande affresco centrale nello stile neoclassico”.  

A Mombello Grimaldi rende inoltre omaggio a Napoleone Bonaparte, il quale durante la campagna d’Italia del 1796 scelse Palazzo Pusterla come dimora e Quartier Generale trasformandolo in una vera e propria corte (E. Cazzani, Luci ed ombre nell’Ospedale Psichiatrico provinciale di Milano, Tipografia “La Tecnografica”, Varese, 1952). La “Grande sala Napoleonica in stile pompeiano con il ritratto di Napoleone console” di cui Grimaldi lascia notizia è la medesima citata nel libro che illustra la storia della Villa e del manicomio ospite della struttura: “Nella camera da letto in cui il Grande dormì [..] una lapidetta ricorda: QUESTA/ FU CAMERA DA LETTO/ DI NAPOLEONE I/ DAL 6 MAGGIO AL 18 NOVEMBRE/ 1797. Sopra la lapide fu collocata, nel 1919, una tela del pittore Grimaldi (ex ricoverato di Mombello) riproducente il «Napoléon au pont de Lodi», che si trova al Louvre, del barone Antonio Giovanni Gros”. (E. Cazzani, 1952)

L’opera è stata trasferita da quella sede e attualmente non se ne hanno notizie certe. Dell’affresco nella medesima sala menzionato da Grimaldi non se ne trovano più tracce, come risulta vago il destino di alcuni degli affreschi eseguiti per la Villa, che si presume possano essere nascosti alla vista dalla struttura del contro soffitto, montato in molte delle sale divenute aule dell’Istituto

In seguito al primo ricovero a Mombello, Grimaldi tenta di riprendere la professione di pittore e nel Catalogo vengono annotate diverse commissioni completate fra la fine degli anni ‘10 e l’inizio dei ‘30. Fra gli altri lavori si ricordano l’attività presso la “Villa dei Conti Venino” a Bellagio (Como), la decorazione della sala principale del caffè di Piazza Cavour a Como e del teatro di Lesa (Novara), oltre a restauri di affreschi, dipinti su tela di vario soggetto e natura, copie da originali famosi e lavori di grafica. Nessuna delle opere sopra citate è mai stata identificata e sfortunatamente la vaghezza delle informazioni fornite da Grimaldi lascia dubbi sugli edifici stessi dove questi lavori dovrebbero essere conservati.

Come si apprende dal Catalogo, durante gli stessi anni Grimaldi si interessa inoltre di tematiche più populiste e soggetti realisti.
Quando a Como si trova a stretto contatto con il Partito Socialista la sua arte prende una piega inaspettata e le opere chiave del periodo sembrano tutte sottese a un impegno politico concreto e una forte denuncia sociale: nel luglio del 1919 i socialisti fondano la “Lega Proletaria dei mutilati e dei reduci di guerra” e Grimaldi si interessa all’evento e alla causa completando il “Cartellone per l’opera dei mutilati e invalidi di guerra –Milano”, di ubicazione ignota.
Tramite la cronaca di un compagno di partito apparsa sul “Il Lavoratore Comasco” il 4 Novembre del 1922 -nella quale si denuncia l’intrusione di un gruppo di camicie nere all’interno della redazione del giornale e l’attacco a persone ed oggetti- si può risalire all’esistenza di un ritratto di Karl Marx dipinto dall’artista e appeso alla parete dell’ufficio.

 

Nel 1933 Grimaldi viene internato presso l’Ospedale Psichiatrico di Cogoleto e nel comune del genovese trascorre gli ultimi otto anni della sua vita. Oltre al ciclo pittorico della chiesa, di cui si approfondiscono i dettagli nella sezione dedicata, il pittore realizza diversi dipinti che verranno principalmente donati a personalità a lui vicine nel contesto del sistema manicomiale. Dottori, infermieri, ispettori vengono in possesso di quadri eseguiti per loro dal pittore, e tutt’ora gli esemplari rimasti sono spesso custoditi dagli eredi dei primi proprietari a cui furono destinati.

Allo stato attuale, si conosce l’esistenza di un numero limitato di opere eseguite durante gli anni trascorsi a Cogoleto.
Un omaggio per il fidanzamento di uno degli ispettori che si presero cura del pittore è ancora custodito dagli eredi del destinatario. Il tondo rappresenta la coppia per la quale il quadro viene dipinto scambiarsi gesti affettuosi in un paesaggio naturale ed è eseguito con una tecnica insolita per Grimaldi, il quale in questa occasione preferisce pennellate veloci e quasi espressioniste alle consuete figure levigate e lineari tipiche nel ciclo della chiesa.

Una Veduta d’Africa di proprietà degli eredi dello psichiatra al quale venne donata (plausibilmente l’opera aggiunta al Catalogo Generale sotto il titolo di Africa), presenta anch’essa pennellate staccate e vivaci che scompongono l’atmosfera del dipinto in tocchi luminosi.

Inserito nel Catalogo Generale fra i “Capi d’opera quadri originali” e premiato con l’aggiunta di due asterischi a marcarne la qualità, il Parsifal fa parte delle opere superstiti. Il dipinto e’ un omaggio all’omonima opera wagneriana.

Il parsifal

La figura di Parsifal e l’intreccio di ambigui personaggi che gravitano attorno alla vicenda, fatti di contraddizioni insanabili e di istinti religiosi velati da una passione troppo terrena per definirsi pura, resero l’opera di Wilhelm Richard Wagner un esempio irraggiungibile di “visionarietà estatica di eroi enigmatici”(L. Falqui, Ascoltare l’incenso: confraternite di pittori nell’Ottocento: Nazareni, Preraffaeliti, Rosa + Croce, Nabis, Alinea, Firenze, 1985) per la cultura decadente Ottocentesca.
La versione pittorica resa da Grimaldi non è la rappresentazione di un singolo episodio, ma è la suggestione della tragedia che rende l’intero dipinto un vortice brulicante di personaggi e strutture. Non sembra esserci nessuna progressione logica nel susseguirsi di elementi fluttuanti nello spazio immateriale del dipinto: volti, corpi, elementi architettonici, oggetti e scritte condividono, ma senza relazionarsi, il medesimo spazio pittorico in una schizofrenia di proporzioni e prospettive.

Dipinta qualche anno dopo l’arrivo di Grimaldi a Cogoleto e’ inoltre un’opera raffigurante la Sacra Famiglia in un momento di intimità fra i personaggi. Il rigoglioso paesaggio naturale di contorno può suggerire qualche vicinanza iconografica con la consueta rappresentazione della scena del riposo durante la fuga in Egitto.

La provenienza e attuale proprietà del dipinto suggeriscono alcuni elementi di valutazione considerevoli nelle vicende riguardanti l’eredità lasciata da Grimaldi. Il quadro della Sacra Famiglia venne infatti acquistato dall’attuale proprietario sul mercato antiquario con una corretta attribuzione. Nonostante non si conoscono le vicende precedenti che hanno permesso all’opera di Grimaldi di essere offerta in vendita, questa circostanza può far sperare nell’esistenza di altri dipinti di Grimaldi ancora sconosciuti agli studiosi del pittore e rende la divulgazione della sua memoria un fattore essenziale nel perseguimento di ulteriori scoperte.

L'uomo

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L'artista

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John Ruskin

John Ruskin (Londra, 8 febbraio 1819Brantwood, 20 gennaio 1900) è stato uno scrittore, pittore, poeta e critico d’arte britannico. La sua interpretazione dell’arte e dell’architettura influenzarono fortemente l’estetica vittoriana ed edoardiana.

Ruskin nacque a Londra, unico figlio del matrimonio tardivo tra un ricco fabbricante di sherry di origine scozzese, appassionato di pittura, e una sua cugina, Margaret Cox, di cultura rigidamente puritana. Il ragazzo crebbe assai agiatamente, ma ebbe un’infanzia e un’adolescenza molto solitarie, al centro delle cure materne – cure così pressanti che quando, nel 1836, il figlio entrò al Christ Church College di Oxford, anch’ella vi si stabilì.

Questo inizio di vita eccezionalmente protetto e “osservato”, in un ambiente nel quale non erano mancati fin dall’infanzia viaggi e stimoli estetici ma anche pressioni moralistiche, sollecitò in lui lo sviluppo di un carattere geniale, sensibilissimo ma anche continuamente oscillante tra entusiasmo e depressione, e di una vita affettivo-sessuale complicata e faticosa. A Oxford incontrò William Turner (del quale Ruskin, a conclusione di un rapporto durato tutta la vita, sarà anche esecutore testamentario) e Lewis Carroll.

È del 1840 il suo primo viaggio in Italia, che lungo le classiche tappe del Grand Tour lo conduce con i genitori attraverso la Francia e l’Italia fino a Paestum, ed è fra l’altro l’occasione della scoperta di Venezia. Di questo viaggio è stato pubblicato in italiano il diario, estrapolato dal Diario che Ruskin compilò dal 1836 al 1874. Un nuovo viaggio in Italia, questa volta senza i genitori, è del 1845: sono di questo periodo la scoperta della Toscana, delle arti figurative, del gotico e del romanico italiani e, sul piano della creatività personale, la realizzazione dei suoi migliori acquarelli.

Il decennio dal 1848 al ‘58 fu per Ruskin un tempo di grande intensità creativa e intellettuale, e il viaggio in Italia con i genitori del 1858 fu forse l’ultimo tempo sereno della sua vita……….. 

 

Fonte: wikipedia (John Ruskin)

 

William Morris

William Morris (Walthamstow, 24 marzo 1834Hammersmith, 3 ottobre 1896) è stato un artista e scrittore britannico.

 

Fu tra i principali fondatori del movimento delle Arts and Crafts; è considerato antesignano dei moderni designer ed ebbe una notevole influenza sull’architettura e sugli architetti del suo tempo. Da molti è considerato il padre del Movimento Moderno, sebbene non fosse architetto egli stesso. Ha fondato uno studio di design in collaborazione con l’artista Edward Burne-Jones, e il poeta e artista Dante Gabriel Rossetti che ha profondamente influenzato la decorazione di chiese e case nel ventesimo secolo. Ha dato anche un importante contributo al rilancio delle arti tessili tradizionali e gli annessi metodi di produzione. Ha fondato inoltre la Società per la protezione di edifici antichi (SPAB), tuttora un elemento statutario per la conservazione degli edifici storici in Regno Unito.

 

Durante il corso della sua vita Morris ha scritto e pubblicato poesie, narrativa, e traduzioni di testi antichi e medievali. I suoi lavori più noti includono La difesa di Ginevra (The Defence of Guinevere, 1858), Il paradiso terrestre (The Earthly Paradise, 18681870), Un sogno di John Ball (A Dream of John Ball, 1888), Notizie da nessun luogo (News from Nowhere, 1890), e il fantasy La fonte ai confini del mondo (The Well at the World’s End, 1896). È stato una figura importante nella nascita del socialismo in Gran Bretagna, fondando la Lega socialista nel 1884.

 

Fonte: wikipedia (William Morris)

 

Joséphin Péladan

JosephAimé Péladan, detto Joséphin Péladan (Lione, 28 marzo 1858Neuilly-sur-Seine, 27 giugno 1918), è stato uno scrittore, pittore ed esoterista francese.

Figlio del giornalista e letterato Adrien Péladan, si formò presso i collegi gesuiti di Avignone e Nimes. Dopo aver tentato di fondare un culto “devoto alla settima ferita di Cristo” negli anni settanta dell’Ottocento, si trasferì a Parigi nel 1881, dove lavorò per la rivista L’Artiste.diretta da Arsène Houssaye e per la banca Crédit Francais. Sempre nella capitale avviò una carriera di critico d’arte e di scrittore. Nel 1884 pubblicò il suo primo romanzo, Le vice suprême, incentrato sul misticismo orientale, che ebbe da subito successo in Francia e venne più volte ristampato. Nel 1887, conobbe l’aristocratico Stanislas de Guaita che lo avvicinò agli emergenti circoli occulti francesi. Nel 1888 fondò, insieme a Gérard Encausse (al tempo noto con lo pseudonimo di Papus), l’Ordine Cabalistico della Rosa-Croce, la prima società segreta francese fin de siècle. Il suo pensiero, più incline alle teorie di stampo liberale e cattolico rispetto a quelle di Papus, lo spinsero, nel 1890, ad abbandonare l’Ordine e fondare una propria setta nota come Rosa-Croce Cattolica del Tempio e del Graal, che aveva l’obbiettivo di “rivelare alla teologia cristiana le magnificenze esoteriche di cui è gonfia, a sua insaputa“. Il nuovo gruppo di Rosacroce, composto anche da vari pittori di stampo simbolista, organizzò sotto la sua guida vari Salon dal 1892 fino al 1897. Le sue teorie, fra cui quella secondo cui l’arte non dovesse rappresentare la realtà ma le idee, furono un riferimento per numerose personalità letterarie e artistiche dell’epoca quali Paul Gauguin, Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine e Joris-Karl Huysmans Fra gli artisti che Péladan ha promosso lungo la sua vita vi furono Gustave Moreau, Maurice Chabas, Pierre Puvis de Chavannes, lo svizzero Ferdinand Hodler e l’olandese Jan Toorop. Peladan è morto nel 1918 ed è sepolto al cimitero dei Batignolles di Parigi.

 

Fonte: wikipedia (Joséphin Péladan)

REALISMO (arte)

ll realismo è una corrente artistica sviluppatasi negli anni quaranta del XIX secolo e che, in Francia, vede in Gustave Courbet il suo principale esponente; sono inoltre importanti le figure di Honoré Daumier e Jean-François Millet, oltre che di Rosa Bonheur.

Il “realismo” nasce in Olanda nel XVII secolo, come particolare sottospecie del naturalismo e attenzione specifica all’osservazione personale del dato oggettivo, legato all’ambientazione, al carattere dei personaggi, al costume.

Queste esperienze seicentesche, legate alla società borghese, rinascono intorno alla metà dell’800 in Francia. Il realismo, un movimento pittorico e letterario, trova le sue radici nel positivismo, un pensiero filosofico che studia la realtà in modo scientifico. Il Realismo tentava di cogliere la realtà sociale; si voleva rappresentare una realtà nuda e cruda con meno allegorie e più attenzione verso i dati di fatto.

Esso si fa più acceso negli anni successivi alla rivoluzione del 1848, che aveva risvegliato aneliti democratici in tutta Europa, arriva ai suoi massimi nel periodo del Secondo Impero, caratterizzato da un forte sviluppo economico e tecnologico della borghesia e dalla conseguente mentalità imprenditoriale. È in questo periodo che inizia anche a definirsi l’impressionismo. La parola “realismo” generalmente indica la traduzione fedele delle qualità del mondo reale nella rappresentazione artistica. Il realismo, inteso come tendenza programmatica, invece, trova la sua esplicita affermazione nel 1855, anno in cui il pittore Courbet definisce i suoi ideali artistici in un opuscolo scritto in occasione dell’Esposizione universale di Parigi: «Ho voluto essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca secondo il mio modo di vedere, fare dell’arte viva, questo è il mio scopo».

Tra 1830 e 1870, è inoltre attiva la scuola di Barbizon, una corrente paesaggista, legata alla località di Barbizon.

La poetica realista traduceva in pittura il dilatarsi dell’interesse degli storici verso i problemi della società moderna. Infatti lo storico e filosofo Hippolyte Taine invitava a «vedere gli uomini nelle loro officine, negli uffici, nei campi, con il loro cielo, la loro terra, le case, gli abiti, le culture, i cibi», mentre lo scrittore Sainte-Beuve affermava: «La triade bello, vero e buono è certo un bel motto, ma inganna, se dovessi scegliermi un motto, sceglierei il vero».

 

Fonte: wikipedia (Realismo (arte))

 

BIENNALE DI VENEZIA

La Biennale di Venezia è una fondazione culturale italiana, con sede a Venezia. Attiva prevalentemente nelle arti figurative ma anche nella musica, nel cinema, nel teatro, nell’architettura e nella danza, è considerata, nel suo genere, la più importante in Italia e fra le più rilevanti al mondo; dal 1895 organizza l’Esposizione internazionale d’arte di Venezia, con cadenza biennale.

Nata come società di cultura nel 1895 con l’organizzazione della prima Esposizione biennale al mondo, al fine di stimolare l’attività artistica e il mercato dell’arte nella città di Venezia e nell’unificato stato italiano, ha tuttora il fine di promuovere le nuove tendenze artistiche ed organizza manifestazioni internazionali nelle arti contemporanee.

A far nascere l’iniziativa fu un gruppo di intellettuali veneziani capeggiati dal sindaco del tempo, Riccardo Selvatico che con una delibera dell’amministrazione comunale di Venezia del 19 aprile 1893, proponevano di “istituire un’esposizione biennale artistica nazionale“.

Il nome “Biennale” deriva dalla cadenza biennale delle sue manifestazioni (con l’eccezione della Mostra del cinema, nata nel 1932 anch’essa con cadenza biennale, divenuta però annuale dal 1935). Grazie alla Biennale di Venezia, nel settore culturale, il termine italiano “biennale” (utilizzato proprio nell’idioma nazionale in quasi tutte le parti del mondo) ha acquisito una più ampia valenza ed è diventato per antonomasia sinonimo di grande evento internazionale ricorrente a prescindere dalla cadenza.

Presso i Giardini della Biennale sono collocati i padiglioni delle nazioni che partecipano in modo permanente alle varie esposizioni.

Essi hanno una lunga storia e per via della loro collocazioni giuridica sono equiparati a delegazioni di rappresentanza estera e quindi godono di extraterritorialità.

Fonte: wikipedia (Biennale di Venezia)

CESARE LAURENTI

Cesare Laurenti (Mesola, 6 novembre 1854 – Venezia, 8 novembre 1936) è stato un pittore, scultore e architetto italiano.

Formatosi a Ferrara e a Padova, frequentò l’Accademia di Belle Arti a Firenze e nel 1878 si trasferì a Napoli dove fu allievo di Domenico Morelli. Tornò poi a Padova e poco dopo si stabilì a Venezia, dove operò seguendo la moda dell’epoca, influenzata da Giacomo Favretto. Passò poi ai soggetti mitologici e letterari.

Dopo essersi aggiudicato il prestigioso premio Principe Umberto alla Prima Esposizione Triennale del 1891 della Regia Accademia di Belle Arti di Brera con la tela Le Parche, il suo stile si fece più metaforico, fino a divenire decisamente simbolista. Fu questo il periodo di alcune delle opere più rappresentative, come Fioritura Nova (conservata a Ca’ Pesaro). In quel periodo iniziò a seguire il gusto liberty, come dimostra il grande fregio ceramico Le statue d’oro (1.20 x 50 metri di lunghezza), presentato alla Biennale di Venezia del 1903 e ora collocato presso il Castello Estense di Mesola e soprattutto la decorazione del ristorante Storione di Padova, oggi demolito. Ancora alla Biennale di Venezia, nel 1907 gli venne allestita una sala personale.

A questo punto Laurenti cominciò a recuperare la tradizione classica veneziana, culminando con la Pescheria di Rialto, in collaborazione con l’architetto Domenico Rupolo. Non fu invece realizzato un Monumento a Dante Alighieri, che doveva essere innalzato sul Monte Mario, a Roma: il progetto, presentato già nel 1911, lo occupò sino alla morte. Alcuni disegni relativi a questo progetto sono custoditi a Ferrara presso il Museo d’arte moderna e contemporanea Filippo de Pisis, assieme al dipinto Eterno enigma, esposto alla Biennale di Venezia del 1932.

Fonte: wikipedia (Cesare Laurenti)

DIVISIONISMO

Il divisionismo è un fenomeno artistico Italiano, nato alla fine dell’800, tecnicamente derivato dal neoimpressionismo e caratterizzato dalla separazione dei colori in singoli punti o linee che interagiscono fra di loro in senso ottico; per tali motivi può essere definito come una variante specifica del puntinismo. Il divisionismo non può essere definito un movimento pittorico perché gli artisti che usarono questa tecnica pittorica non scrissero mai un manifesto artistico. Secondo alcuni studiosi trovò il suo esponente principale in Pellizza da Volpedo, secondo altri in Giovanni Segantini. I principi che ne codificarono le direttive furono delineati da Gaetano Previati, che ne sviluppò le linee influendo sia sul territorio ligure che su quello lombardo[1].

II maggiori divisionisti (Segantini, Previati, Morbelli, Pelizza e Longoni) erano a contratto della Galleria dei fratelli Grubicy, di cui Vittore anch’egli un pittore divisionista e uno dei primi teorici della tecnica, ne promosse le opere attraverso mostre ed esposizioni nazionali e Parigine, attirando altri pittori dalla Lombardia, dal Piemonte, dalla Liguria e dalla Toscana.

L’atto ufficiale che sancisce la nascita del divisionismo è alla Triennale di Milano dove, nel 1891 viene esposto il quadro “Le due madri” di Giovanni Segantini. Influenzò le giovani generazioni di pittori italiani fino alla stagione delle avanguardie: mossero i primi passi sotto l’astro del divisionismo pittori futuristi come Umberto Boccioni e Giacomo Balla, oppure Plinio Nomellini.

Fonte: wikipedia (Divisionismo)

DECADENTISMO

Il termine “decadentismo” deriva dall’aggettivo francese décadent, usato dal poeta francese Paul Verlaine nella lirica Langueur, pubblicata sulla rivista francese Le Chat Noir, per definire il proprio stato d’animo nei confronti della società contemporanea. Il termine ha due significati espliciti: quello negativo, usato dalla critica in senso dispregiativo, riferito alla nuova generazione dei poeti maledetti che davano scandalo incitando al rifiuto della morale borghese, ponendosi al di fuori della norma sia nella produzione artistica sia nella pratica di vita; e quello positivo, rivendicato in seguito dai poeti stessi, inteso come nuovo modo di pensare, come diversità ed estraneità rispetto alla società borghese.

Questo tema della “decadenza sociale” e della crisi di valori con forti risvolti esistenziali fu ripreso da un gruppo di scrittori, che fondarono nel 1886 una rivista con il nome di Le Décadent, che trattava proprio i vari aspetti della crisi. Due anni prima, nel 1884, il poeta Paul Verlaine aveva pubblicato Poètes maudits, opera dedicata ai tre suoi amici Tristan Corbière, Stéphane Mallarmé ed Arthur Rimbaud, che divennero noti con il nome di “poeti maledetti“. Tale qualifica vestì gli esponenti del decadentismo di una certa aura mitica, che continuerà nei loro epigoni.

Fonte: wikipedia (Decadentismo)

 

PRERAFFAELITI

La Confraternita dei Preraffaelliti è stata un’associazione artistica influente per la pittura vittoriana (XIX secolo), nata nel settembre del 1848, sviluppatasi ed esauritasi in Gran Bretagna. Per certi aspetti affine alla corrente del simbolismo e dell’art nouveau, può essere definita la trasposizione pittorica del tardo romanticismo e del decadentismo.

La Confraternita nacque durante l’età vittoriana (1837-1901), periodo di grande fioritura sia per la società che per le arti britanniche e che segnò l’affermarsi di valori borghesi come la fedeltà al Paese e la fede nel progresso. Il panorama artistico era stato rivoluzionato in precedenza dalle grandi innovazioni artistiche di Johann Heinrich Füssli e William Blake, che aprirono la strada al romanticismo, e stava vivendo proprio in quegli anni l’evoluzione verso il decadentismo, culminata alla fine del secolo con Oscar Wilde.

I Preraffaelliti raggiunsero l’apice della loro fortuna critica grazie a John Ruskin, che nel 1851, dopo una serie di feroci critiche da parte dello Household, del Times e di Charles Dickens, scrisse due appassionate elegie dei dipinti Preraffaelliti ed un saggio intitolato Preraphaelitism, in cui annoverava la loro pittura nell’arte moderna e confrontava le loro tecniche con quelle di William Turner.

I maggiori pittori preraffaeliti includono i tre fondatori del movimento John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Hunt, cui si unirono successivamente Ford Madox Brown, William Trost Richards, William Morris, Edward Burne-Jones e il tardivo John William Waterhouse.


Fonte: wikipedia (Preraffaeliti)